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IL PALAZZO BARONALE NOYA
Esternamente alle mura, a ridosso di Porta Baresana o Piscina, s’imposta il Palazzo Baronale commissionato dalla famiglia Noya, penultima feudataria della città, originaria di Mola di Bari, che nel 1743 aveva acquistato il feudo di Bitetto dal Principe Carmine de Angelis.
L’edificio assurge alla duplice funzione di palazzo urbano, essendo appena fuori le mura, e residenza di campagna, per via della cinta fortificata che lo protegge. Esso, difatti, è fortificato da un possente muro di recinzione realizzato in conci lapidei tagliati a punta di diamante, scandito euritmicamente da paraste di ordine tuscanico e colonne su alti plinti in corrispondenza del portale d’accesso, enfatizzato mediante l’innalzamento del muro, a guisa di trapezio.
Lungo l’intero attico del muro di cinta corre un ballatoio generato dall’aggetto della trabeazione fortemente modanata. Sulla corte interna si affaccia il prospetto tardo-barocco del palazzo vero e proprio, che rievoca moduli iconografici ed elementi decorativi vanvitelliani. Il palazzo, essendo situato a ridosso delle mura urbiche, ha inglobato parte del complesso medievale nonché parte del preesistente palazzo cinque-seicentesco dei precedenti feudatari. Il fornice d’accesso alla curtis interna è determinato da un’aggettante cornice dalla sezione mistilinea che corre lungo gli stipiti e la centinatura dai piedritti vezzosamente sagomati, in ossequio alla più stretta osservanza dei capricci stilistici dell’epoca: la ghiera dell’archivolto è interrotta al centro in corrispondenza del cartiglio dedicatorio e della maschera apotropaica.